Parco Archeologico Verrucchio

DESCRIZIONE DEL PROGETTO

“L’architettura del suolo è sempre archetipa; l’architettura degli edifici è sovente legata agli stili” Francesco Venezia

Il progetto per il nuovo parco archeologico ed il museo multimediale prende le mosse da una riflessione profonda sul senso dello scavo. Sul concetto della storia e della stratificazione che le epoche successive hanno depositate sul territorio.
Confrontandoci con il tema di una necropoli siamo stati naturalmente guidati dalla suggestione dell’ipogeo, del nascosto e del mimetico. Partendo da alcune suggestioni visive e spaziali abbiamo cercato di applicare al programma funzionale uno schema di funzionamento basato sulla mimesi e sul basso impatto con il territorio circostante. La creazione di un nuovo paesaggio naturale attraverso un dispositivo mimetico e naturale.
Il taglio della terra, l’incisione, lo scavo diventano la cifra distintiva del progetto presentato e gli elementi della composizione complessiva del sistema. E’ sempre attraverso dispositivi ripetitivi che si costruisce la spazialità complessiva del parco, della città dei vivi, della città dei morti e del nuovo museo multimediale. La piega diventa l’elemento primo, il modulo base, attraverso il quale definire il nuovo paesaggio naturale e tramite il quale insediare le nuove funzioni antropiche richieste dal bando e previste dal progetto.
Il progetto di suolo si propone come dispositivo capace di riorganizzare il territorio della dispersione seguendo una logica che non impone un nuovo ordine astratto ma tenta di disvelare l’ordine esistente. La ricerca semantica dei segni preesistenti, la volontà di riscoprire le tracce del passato non tanto in termini figurativi quanto in termini evocativi e di ragioni intrinseche di un linguaggio nuovo che attraverso le tracce del passato trova le ragioni del presente. L’ottica è quella cinematografica; una sequenza di eventi, un susseguirsi di spazi e situazioni che delineano il palinsesto del territorio. Fotogrammi successivi ed autonomi che trovano nel montaggio in sequenza la loro logica complessiva e la loro completezza. Come nella rappresentazione quattrocentesca dell’Orazione dell’orto” del Mantegna l’operato dell’uomo e della natura sono raffigurati nel loro farsi, nel loro costituirsi come materia artificiale o naturale, così nel dispiegarsi del progetto la natura e l’artificio progettuale e compositivo si compongono in una sequenza cinematografica. L’uno diventa completamento ed integrazione dell’altro ed entrambe gli elementi, naturale ed antropico, contribuiscono alla costruzione del racconto architettonico e della costruzione del nuovo paesaggio contemporaneo.
Siamo convinti che la capacità di rivelare e valorizzare i caratteri fisici naturali o artificiali del luogo garantisce la sopravvivenza delle identità locali all’interno di una realtà sempre più omologata e globalizzata.
La forma del territorio si modifica continuamente ed il progetto presentato prefigura topografie possibili, le diverse conformazioni del suolo nel tempo prestabilito. Il progetto di suolo diventa opera aperta, costruzione di un paesaggio in divenire e scrittura di alcune delle possibili configurazioni all’interno del ciclo evolutivo dei cambiamenti. Il museo è un pezzo di parco ed il parco è parte integrante del museo. La logica compositiva ed il dispositivo costruttivo dei due elementi sono paragonabile e derivano dallo stesso approccio e dalle stesse ragioni; natura ed artificio tendono a confondersi ed integrarsi.
Le azioni progettuali operate per la realizzazione di questo nuovo paesaggio corrispondono alle strategie compositive messe in atto per la città dei morti ed il museo e per la città dei vivi: nel primo caso l’azione del corrugare produce quegli increspamenti che fanno riferimento ad alcuni fenomeni naturali di contrazione dovute ai movimenti del sottosuolo terrestre. Queste provocano sulla crosta increspamenti e tagli nel terreno stesso che diventano per il progetto occasioni di costruzione funzionale del progetto ed organizzazione compositiva del territorio. A questa strategia si aggiunge quella del perforare. Un’azione antica che fa riferimento alla realizzazione delle caverne, alla necessità di mettere in comunicazione ambienti ipogei. Questa azione si sviluppa nel collegamento e nella messa in coerenza funzionale delle due aree dei morti e dei vivi, unite attraverso uno spazio di piazza ipogeo e sottopassante la strada. Infine per l’area dei vivi il progetto sviluppa una tematica legata alla divisione, alla centuriazione romana ch consente un organizzazione logica del territorio ed un uso antropizzato dell’agro.

CHIAMACI